Ciao Álvaro, innanzitutto parlaci di come sei entrato a far parte del team di sceneggiatori di “Senna” per Netflix.
Quando sono arrivato in questa produzione avevo 22 anni, praticamente un ragazzino. È successo che avevo scritto, per conto mio, la sceneggiatura di un ipotetico film su Senna. Sono riuscito ad incontrare Bianca, sua nipote, per parlarne e spiegarle perché secondo me, sarebbe stato un contenuto valido da produrre. Abbiamo parlato per un’ora di tutto quello che avevo in mente, di cosa avevo scritto… a lei è piaciuto molto e mi ha presentato a Gullane, la casa di produzione. Ma non avevo un curriculum, non avevo nulla! Ciò che mi hanno detto è stato che potevano assumermi come assistente, poi sono stato promosso a collaboratore e poi a sceneggiatore full-time, oltre che consulente per la parte F1.
Il ruolo di consulente storico
Dunque eri il consulente storico F1, in cosa consisteva questo ruolo?
Seguo la F1 da quando avevo 3 anni, e sono stato un grande appassionato fin da giovane: leggevo, approfondivo, mi interessavo a tutte le dinamiche di questo sport, dalle tecniche di guida alla storia. Ero così preparato su questi argomenti, e sulla storia di Senna in generale, che la produzione mi ha messo nel ruolo di consulente a fianco di quello di sceneggiatore. Quindi, ero io che dicevo “Oh no, un pilota non farebbe mai questa cosa”, oppure un ingegnere, un meccanico farebbe questo… in pratica spiegavo loro come avrebbero dovuto comportarsi i personaggi per risultare credibili nelle loro azioni. Ho fatto questo per gran parte da solo, ad un certo punto mi è stato affiancato Manish Pandey [Autore del documentario “Senna” del 2010] che in pratica doveva “controllare” quello che avevo fatto. Ma se vedete degli errori sull’argomento F1, ecco, quelli sono colpa mia!
Ad esempio?
Ad esempio, non avevamo il modello della Ferrari 1994 per girare delle scene del GP di San Marino. Abbiamo usato il modello della F1-90, che invece avevamo. Ma doveva essere un’inquadratura ravvicinata, non avremmo dovuto mostrare le sospensioni… perché la Ferrari del 1990 aveva delle sospensioni pull-rod, mentre quella del 1994 aveva lo schema push-rod, il che è subito visibile ad una prima occhiata. Ma non abbiamo fatto un’inquadratura stretta bensì una più larga e si vede per qualche secondo.

Episodi e la scelta di saltare determinate stagioni
Come mai invece la scelta di fare una serie di 6 episodi?
Il budget. Inizialmente speravamo di poter fare una serie da 8 episodi, e forse era anche stata presentata così, ma Senna era la prima grande produzione di Netflix in sudamerica, la più grande produzione latinoamericana di sempre… diciamo che era un budget grande per una produzione brasiliana, ma in Europa o USA sarebbe stato considerato limitato. Perciò ci siamo mossi con molta cautela per non sforare, e ad un certo punto abbiamo capito che con 6 episodi avremmo potuto garantire il livello qualitativo di cui questa serie aveva bisogno, restando nei costi richiesti. Sarebbero stati più veloci come ritmo, e si prestavano ad essere visti uno dietro l’altro. Abbiamo dovuto tenere fuori delle cose, ma è stato il meglio che potessimo fare.
Immagino che sia stato doloroso tagliare il periodo 1992-1993.
Lo è stato, è stato davvero -davvero!- un colpo al cuore. Anche perché avevamo grandi idee specialmente per il 1993, una delle migliori stagioni di Senna: Donington, Monaco, Interlagos, Suzuka, Adelaide… fece delle gare strepitose quell’anno. Ma abbiamo dovuto tagliarlo. In realtà, quando abbiamo optato per il formato a 6 episodi, volevamo mantenere la stagione ‘93. Ma quello che abbiamo scelto è stato di raccontare la storia dell’ascesa di Senna fino al suo punto più alto, il punto in cui il Brasile e forse il mondo intero hanno capito che non era un semplice pilota. Per noi, quel punto è Interlagos 1991. Quando siamo arrivati a questa conclusione, abbiamo quindi dato più spazio a questo e per il minutaggio che rimaneva è stato necessario saltare fino ad Imola 1994. È stato doloroso, anche perché la stagione 1993 è in assoluto la mia preferita!

La volontà di trovare un cast brasiliano
Abbiamo apprezzato molto la scelta di mettere nel cast attori della stessa nazionalità del personaggio che avrebbero dovuto rappresentare. Era una cosa che immagino voleste con forza.
Esatto. E questo è stato fatto proprio perché essendo una produzione Netflix sarebbe stata di portata internazionale. Sapendo che avrebbe avuto molto risalto, abbiamo cercato il più possibile che i personaggi parlassero le lingue giuste e avessero, per quanto possibile, gli accenti della loro controparte reale. Per alcuni personaggi minori è stato più difficile, ma abbiamo veramente fatto uno sforzo in più perché tutto fosse più fedele alla realtà possibile. Nella scena in cui Senna va a Novara, so che può sembrare un po’ strano il personaggio siciliano. Serviva un modo per spiegare le origini siciliane di Senna, è quello è stato un bel pretesto.
C’è una cosa divertente: io sono un tipo che tende a lavorare molto, forse più di quanto dovrei, quindi ho fatto molte ricerche. Volevo sapere se fosse storicamente possibile avere delle persone di origine siciliana in Piemonte. E dopo un po’ che leggevo storie e articoli ero sollevato, ho proprio pensato “ehi, non hanno solo migrato in America, sono andati in molti anche nel nord Italia!” Quando abbiamo scritto questa scena e quando l’abbiamo girata, ero molto contento, ma in generale per noi avere personaggi che parlassero le lingue corrette a seconda dei luoghi era fondamentale.
All’inizio, effettivamente quella scena stride un po’, da italiano. Però se ne capisce il senso.
Capisco molto bene che per gli italiani possa risultare strana da guardare. Faccio l’esempio inverso: a noi brasiliani capita molto spesso di vedere produzioni estere che citano il Brasile in delle loro serie, o film, mettendoci dentro cose che non hanno nulla a che vedere col Brasile! Senti attori parlare questo portoghese “maccheronico” e pensi, ma cosa sta succedendo qui?
La realizzazione delle macchine
Parliamo delle macchine e delle repliche 1:1 che sono state realizzate.
Come ho detto, la produzione era per noi molto grande e ha preso diversi anni. Le macchine di cui realizzare le repliche sono state scelte circa 5 anni fa, ancora prima che finissimo la sceneggiatura. Ci sono in effetti due macchine che non abbiamo usato: è stata costruita una replica della Williams 1983, che Ayrton aveva testato, e purtroppo abbiamo dovuto tagliare questa scena. Così come non è stata usata la replica della Formula 2000. Siamo stati un mese e mezzo a Balcarce, dove ha sede l’azienda Crespi che le ha realizzate, che è anche la città natale di Fangio. L’intero processo di ricreazione è stato caratterizzato dall’attenzione maniacale al dettaglio: avevano foto di qualsiasi cosa, modelli 3D, progetti… conoscevano alcuni ex ingegneri Ferrari e sono riusciti ad avere dei disegni della macchina del 1990. Hanno fatto un lavoro pazzesco.

Il ruolo della famiglia Senna
Che ruolo ha giocato, invece, la famiglia di Senna in questa produzione Netflix?
Sono stati davvero disponibili e soprattutto non hanno mai mollato, perché questa produzione è stata vicinissima alla cancellazione tante volte. Ma esattamente come faceva lui in pista non hanno mollato e hanno reso possibile tutto questo. Ci hanno messo a disposizione un sacco di materiale per le nostre ricerche, ma non hanno mai interferito con quello che stavamo facendo. Non hanno mai giocato il ruolo del “grande occhio” che controlla tutto. Non volevano che la storia fosse una ripulitura della figura di Senna, o che lo dipingesse come uno che non ha mai fatto qualcosa di sbagliato. Ad esempio, non c’è nessuna scusa per aver buttato fuori Prost alla prima curva. Quello che tentiamo di fare nella serie è dare il suo punto di vista, capire perché si è comportato in certi modi.
Hai detto che avevate a disposizione del materiale direttamente dalla famiglia, di cosa si trattava?
Di tutto. Hanno conservato delle cose incredibili, da lettere scritte alla famiglia o agli amici fino ad intere telefonate registrate tra Senna e suo padre nei primi periodi in cui correva in Inghilterra, davvero emozionanti da ascoltare. Abbiamo cercato così di capire che tipo di persona fosse, che tipo di visione avesse del mondo che lo circondava. Sapete che era uno ossessionato dalle corse, ma non si può spiegare quanto questa cosa venga fuori dalle cose che abbiamo letto e ascoltato. Ci sono delle lettere alla madre in cui parla per due paragrafi di come sta, di come si sente… e poi scrive “questa parte è per papà” e da lì, quattro pagine intere parlando di corse, di motori, di monoposto. Completamente fissato, e non potrebbe essere altrimenti, col motorsport.

Gli anni Pre-F1
Come avete deciso di raccontare invece gli anni pre-F1? Ci sono delle scene del campionato di F3 contro Martin Brundle, anche se manca un incidente tra i due (Oulton Park) che è uno dei passaggi chiave di quel campionato.
La nostra scelta è stata di mostrare solo le ultime tre gare di quel campionato. L’incidente a cui ti riferisci, ad Oulton, è alla 15^ gara (di 20). Ma potevamo mostrare solo un numero limitato di gare; in una delle bozze di sceneggiatura, l’episodio si apriva con quell’incidente. Ma abbiamo preferito mostrare Ayrton spingere la macchina al limite e di quanta pressione sentisse. Se avessimo mostrato l’incidente togliendo la parte di Senna che si preoccupa per Brundle, avremmo creato un mostro; al contrario, avremmo fatto vedere il lato buono di un pilota che in quel momento doveva essere sotto pressione. Guardando l’episodio una volta finito, ho pensato che avremmo potuto almeno menzionarlo. Proprio per rimarcare il fatto che Senna si spingeva tanto al limite, a volte forse troppo.
L’assenza invece di personaggi come Ecclestone o Michael Schumacher è dovuta a diritti d’immagine non concessi o è stata una vostra scelta?
No, non c’è stato alcun problema. Non volevamo però che la serie fosse un “indovina chi” dove il pubblico dovesse per forza trovare tutti i personaggi, e ci siamo concentrati su personaggi che avessero un ruolo funzionale alla storia che abbiamo raccontato. Ad esempio Schumacher in origine aveva un ruolo ben più grande nell’episodio finale, ma abbiamo dovuto compattarlo e abbiamo tagliato delle scene, quindi viene solo menzionato e mostrato come il nuovo rivale che Ayrton sta cercando di battere. Stessa cosa per Ecclestone, o Gordon Murray: alcune cose sono lì più come easter-eggs, sappiamo che il vero fan della F1 sa che ci sono e che ne abbiamo tenuto conto, la messa in scena lo dimostra.
La cura dei dettagli in Senna disponibile su Netflix
Una cosa che abbiamo apprezzato tantissimo è la cura del dettaglio visivo. Anche per cose come i pass al collo delle persone.
Il reparto artistico e i parrucchieri per me sono i veri eroi di questa serie. Certo, anche la sartoria è fantastica, ma il loro lavoro è stato minuzioso fino al dettaglio. Gli scenografi avevano addirittura le fotografie dei pass di ogni singola gara, di ogni stagione di F1 che rappresentavamo, fino agli ombrelli dei vari team e li hanno rifatti identici. Hanno ricostruito fedelmente i box e l’interno dei box a seconda non solo della stagione, ma del GP che stavamo girando. Com’era il box McLaren? Era così, e così è stato ricreato. Abbiamo avuto degli ex membri della Ferrari, e gente che è stata nel paddock negli anni ‘90, e mentre giravano per il “nostro” paddock ricostruito erano sbalorditi, dicevano che era esattamente come era in quegli anni. Quello che hanno fatto è stato pazzesco.

Quanto ha preso questa ricostruzione?
Molti mesi. Abbiamo passato giorni interi a guardare video, foto, cercando di ricreare le cose nel modo più corretto. Ho cercato di trovare degli errori, ma visivamente era tutto impeccabile! Anzi, c’è un solo oggetto sbagliato, una borsa che non è storicamente accurata. Vi sfido a trovare l’episodio e il minuto in cui si trova questa borsa!
Avete girato molto in Argentina, si riconosce nel backstage l’Autodromo di Buenos Aires.
È una pista fantastica, e soprattutto è stata progettata dallo stesso architetto di Suzuka. Per noi è stato fantastico, perché molte curve sono simili ed è stato così molto facile ricreare Suzuka! Certo, ci è voluto molto tempo ma ci ha agevolato molto il lavoro.

Il feedback del pubblico dopo l’uscita di Senna su Netflix
Parliamo del feedback del pubblico, come lo stai vivendo?
La serie è uscita da una settimana circa, e in molti l’hanno vista e ne stanno parlando bene. Io ho lasciato, di proposito, alcuni dettagli nella serie che potessero far partire delle discussioni online. Nessuna di queste cose è un grosso argomento di discussione! Avevo scommesso con i registi che ci sarebbero state discussioni sulla scena del Galà di Monaco. Alcune cose inserite lì sono state spostate temporalmente: è ovvio che Niki Lauda conoscesse già Senna, era la sesta gara della stagione e c’era già stata la gara del Nurburgring! Tutti sapevano chi fosse. Tra l’altro è successo quasi un patatrac in quella scena.
Che cosa?
Partite dal presupposto che tutta la sceneggiatura è stata scritta in portoghese e poi tradotta secondo quello che doveva essere il linguaggio che si doveva parlare. Nella stesura originale, Lauda dice “nel 1973 correre per alcuni giri terzo a Monaco mi ha salvato la carriera”. Ma la traduzione che venne fuori fu “sono arrivato terzo nel 1973”… che non era vero, perché fu Peterson ad arrivare terzo! La scena era già girata, già post-prodotta, e quando me ne sono accorto sono andato nel panico! Ho chiamato in fretta e furia il regista, per fortuna dovevano ancora doppiarla, ed è stata poi detta correttamente. Per un appassionato ed esperto di F1 come me, non poteva esserci cosa peggiore di fare un errore del genere. Alla fine è andata bene!
Si percepisce che fossi molto attento e preoccupato che tutto venisse bene.
Lo ero eccome. Un piccolo esempio: ero preoccupatissimo del personaggio di Galvão Bueno, il telecronista: qui in Brasile è una celebrità, ha commentato 3 mondiali di Senna e i mondiali di calcio vinti, è un’istituzione, è quello che porta le buone notizie. Probabilmente interpretarlo è ancora più difficile che interpretare Senna, la sua voce è inconfondibile e tutti lo conoscono. La nostra acting coach Maria Silvia mi ha rassicurato: l’attore è bravissimo, vedrai. Il secondo giorno di riprese mi fece sentire un messaggio audio che inizialmente scambiai per la vera voce di Galvão, salvo poi capire che era Gabriel Louchard, l’attore. Mi sono commosso, è stato incredibile!
Álvaro, grazie mille per il tuo tempo, è stata davvero una chiacchierata piacevole.
Grazie a voi! Spero di vedervi presto ad Interlagos!