È sempre avvilente sentire, ogni inverno, le stesse cose trite e ritrite. Tutte le squadre che alle presentazioni sono campioni del mondo, tutti che hanno migliorato, che hanno innovato, che hanno trovato soluzioni tecniche interessanti. Eppure poi c’è sempre chi va veloce e chi deve inseguire, è una giostra che si ripete ogni anno. Anzi, un circo, IL Circus, che comincia con sorprese e delusioni dei test a Sakhir.
Un circo fatto anche, anzi soprattutto, di giochi politici, già dalla pre-season. È un caso che RedBull abbia deciso di fare il suo primo test in pista poco prima della presentazione di Ferrari? Per chi scrive assolutamente no, ben sapendo che ci sarebbe stato qualcuno nell’hotel di fronte allo “start” di Silverstone, e che quel qualcuno avrebbe scattato foto della vettura in pista, che sarebbero diventate virali nel giro di poco “distogliendo” l’attenzione sulla nuova rossa di Maranello. Ma come detto, con le vetture in pista, finalmente si parla di fatti concreti, o almeno, si tenta.
Cosa esce da questi test di Sakhir?
Assolutamente niente di nuovo rispetto a qualche mese fa, ma con qualche piccola, enorme differenza. Innanzitutto la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che RedBull è ancora la macchina da battere. Anzi, per meglio dire, Max Verstappen è ancora l’uomo lepre per tutti i cacciatori. Perchè, per una RB20 numero 1 che ha davvero impressionato per la sua incredibile stabilità e maneggevolezza, di contro c’è stata una RB20 numero 11 che, nonostante raddoppi il numero sul musetto, dimezza invece la sua competitività. Forse dimezzare è un po’ esagerato, ma davvero, la vettura di Milton Keynes in mano al messicano sembrava una macchina totalmente diversa. E battibile. Soprattutto, fa paura quasi a dirlo, dalla Ferrari.
Il team di Maranello è sembrato quello più in palla nei test dopo la RedBull, mostrando ottimi segnali. La macchina ben bilanciata, facile da guidare, veloce sul giro secco e, incredibile a dirsi, sembra anche non dilaniare le gomme come negli ultimi anni. Le simulazioni gara dei piloti del Cavallino sono state davvero notevoli, con Sainz che è sembrato, da appiedato qual è per il 2025, addirittura più in forma del confermatissimo Leclerc. E, altro dato assolutamente da non sottovalutare, in questi test di Sakhir non ha avuto nessun problema di affidabilità. Tombini a parte, ma di questo parleremo dopo.
Conferme, dubbi e certezze
Una prima giornata da paura di Max. Rifilando più di un secondo a tutti, facendo cadere sotto ai piedi il morale dei rivali e soprattutto di chi si aspettava una stagione 2024 più combattuta. Ma passato lo spauracchio del giorno 1, il divario tra l’olandese e i competitor, a test ultimati, non sembra così elevato, nonostante un passo gara mostruosamente costante in una delle ultime simulazioni del venerdì. Ferrari quindi seconda forza? Possibile, ma come sempre dobbiamo attendere le conferme delle prime 5-6 gare.
E le altre? Partiamo da McLaren. La squadra di Woking sembra confermarsi nel lotto di vetture che inseguono da vicino RBR, ma con diversi problemi tecnici che hanno fermato più volte il programma giornaliero, facendo suonare un piccolo campanello di allarme. Mercedes invece, com’è ormai prassi da anni, esegue programmi totalmente diversi: la W15 a tratti ha mostrato un buon passo, e una buona velocità sul giro secco, ma anche un discreto degrado. I dubbi sulla scuderia di Toto Wolff rimangono.
Aston Martin invece sembra alquanto lontana da quella della prima parte del 2023. Più che i tempi fatti in pista, a far parlare è stata l’espressione di Alonso durante le interviste: lo spagnolo ha fatto fatica a celare una certa delusione sul suo volto. Ripetere il podio dell’anno scorso in Bahrain per la verdona britannica (con soldi canadesi…) al momento sembra pura utopia.
Chi sorride molto, invece, è Ricciardo. Niente di nuovo penserete voi, ma l’australiano sembra ritrovarsi tra le mani quest’anno, insieme a Tsunoda, una vettura molto competitiva, forse addirittura meglio di Aston Martin. E la velocità e l’insistenza con le quali i protagonisti, piloti e tecnici, della squadra faentina ci hanno detto che no, la vettura non è una copia della RB19, dimostrano palesemente come siano già pronti alle polemiche che si scateneranno dopo le prestazioni che forniranno nelle prime gare.
Indietro tutti gli altri, a cominciare da Alpine. La squadra anglo-francese è come sempre un totale mistero: alla presentazione avevano sbandierato di aver stravolto la vettura, di aver trovato soluzioni innovative. I volti scuri dei piloti in quella presentazione forse anticiparono decisamente cosa, invece, sarebbe successo. È andato tutto male, con lavori sui long-run totalmente incomprensibili. O hanno messo in atto un bluff degno dei migliori pokeristi di Las Vegas, o sono decisamente in difficoltà. Come lo è stata la Williams, soprattutto dal punto di vista dell’affidabilità: decisamente troppi i problemi. Sauber e Haas al momento sembrano i fanalino di coda, anche se a tratti hanno anche fatto vedere dei buoni stint.
Ma parliamo dei tombini
Assolutamente non ammissibile che in F1 succedano certe cose, soprattutto considerando il fatto che è successo due volte in neanche 24 ore. Dopo Las Vegas l’anno scorso, dove sempre una Ferrari ci aveva rimesso, qui in Bahrain è stato Leclerc a farne le spese. Tralasciando “faciloni” accostamenti alla sfortuna, bisogna decisamente trovare una soluzione. Queste vetture, così larghe, queste gomme con così tanto grip, e questi fondi che generano effetto ventosa, rendono quasi obsolete le soluzioni che vengono adottate dalle piste per sistemare griglie, tombini e affini. Bisogna porvi rimedio in maniera veloce. Perché se poi qualcuno, Dio non voglia, si farà male sul serio, succederà il pandemonio.
Ecco quindi certezze, sorprese e delusioni dei test di Sakhir in Bahrain. Sono solo test? Sì. Ma se già sapessimo esattamente i valori in campo, che gusto ci sarebbe guardare la gara di domenica – pardon, sabato prossimo? Il primo GP della stagione ha sempre il suo bel fascino, anche se mi piacerebbe tornare a correre la prima a Melbourne. Mi ricordo come da ragazzo l’appuntamento australiano fosse praticamente una sorta di rituale che si ripeteva ogni anno: sveglia poco prima delle 4, gara vista sul divano mentre la famiglia dorme, colmo di speranze che la rossa potesse andare bene. Ecco, la prima gara dell’anno è sempre così: piena di speranze per tanti all’inizio, spesso che si infrangono dopo poco. Soprattutto, negli ultimi 17 anni, in casa Ferrari. Ma fino ad allora è bello crederci… no?