C’era troppo silenzio. Certo, in questa pausa invernale l’attenzione non è mancata: i primi giri di Hamilton con la Ferrari hanno infiammato i tifosi, e il conto alla rovescia per le presentazioni delle nuove monoposto è già iniziato. Ma era il tipo di calma apparente che non poteva durare, soprattutto con Mohammed Ben Sulayem al timone della FIA. E così, ecco arrivare l’ennesimo capitolo di una gestione che sembra voler alzare costantemente il livello dello scontro.
Vi ricordate lo scandalo che coinvolse Max Verstappen? Una semplice parolaccia pronunciata in conferenza stampa a Singapore fu sufficiente per costargli dei lavori socialmente utili, un provvedimento che scatenò non solo l’ira del campione del mondo, ma anche la solidarietà dei suoi colleghi. La GPDA (Grand Prix Drivers’ Association) prese posizione con un comunicato congiunto, difendendo il diritto dei piloti di esprimersi senza il timore di sanzioni sproporzionate. La risposta di Verstappen? Un muro di silenzio: monosillabi e frasi tagliate nelle interviste, un chiaro segnale di sfida alla Federazione. Sembrava un episodio isolato, una stranezza di una stagione già ricca di tensioni. E invece no. In questo 2025 c’è già spazio per le prime polemiche.
Con il nuovo regolamento imposto in questi giorni dal presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem, il problema infatti si aggrava. Le nuove sanzioni stabiliscono che dire una parolaccia potrebbe costare più caro, in termini di punti e di credibilità, rispetto a un incidente in pista. Il rischio? Un pilota che “cannona” un collega potrebbe cavarsela con meno penalità rispetto a chi osa criticare la FIA con parole colorite. E questo, francamente, non è solo un brutto segnale: è un completo ribaltamento delle priorità.
Perdere punti per delle parolacce, la nuova assurda crociata della FIA e di Ben Sulayem
Il nuovo codice comportamentale della FIA, introdotto con un tempismo discutibile, prevede pene draconiane per chiunque utilizzi “linguaggio offensivo, gesti inappropriati o commenti politici non autorizzati.” La prima infrazione comporta una multa di 10.000€, la seconda raddoppia la multa e viene aggiunta una sospensione di un mese, mentre la terza prevede una multa tripla, la sospensione e la decurtazione dei punti in classifica. Già. punti, quelli guadagnati con prestazioni e tanta fatica, che non vengono tolti nemmeno per aver causato incidenti. Inoltre per i piloti di Formula 1, le multe sono quadruplicate: 40.000€ alla prima violazione, 80.000€ alla seconda, 120.000€ alla terza. D’altronde la Formula 1 è il fiore all’occhiello della Federazione. Se non danno il buon esempio loro, chi lo da?
Ma c’è di più: le proteste contro le decisioni della FIA sono state dichiarate “inammissibili” dal nuovo regolamento. Un colpo di spugna alla possibilità di contestare ufficialmente le decisioni degli steward, un elemento che rischia di trasformare la Formula 1 in un contesto sempre più autoritario e che priva i piloti della libertà di cui dovrebbero godere.

I piloti sono già sul piede di guerra, e se qualcuno abbandonasse?
La GPDA, che già in passato aveva contestato la gestione di Ben Sulayem, si trova ora a fronteggiare una situazione ancora più grave. L’idea di un “sciopero della parola,” riportata dalla stampa olandese, in particolare dal De Telegraaf prende sempre più piede. Monosillabi, silenzi e frasi di circostanza potrebbero diventare la nuova norma, trasformando le conferenze stampa in una triste parodia. Ma il vero rischio è un altro: la disaffezione di chi, come Max Verstappen, ha già vinto tutto e non ha più nulla da dimostrare. “Signori, arrivederci” non è più un’ipotesi così remota per un pilota che ha dichiarato più volte di essere stanco di una Formula 1 che sembra aver perso la sua essenza.
Le priorità distorte di Ben Sulayem
Questo regolamento inoltre sembra rivelare un dettaglio inquietante: nella visione – essenzialmente distorta, del presidente della FIA che sta facendo terra bruciata ovunque metta piede, l’immagine conta più della sostanza, dello sport. Penalità sproporzionate per le parolacce, ma decisioni contraddittorie in pista; silenzio su questioni tecniche cruciali, ma pugno duro su chi critica o esprime un’opinione. La sensazione è dunque che Ben Sulayem stia trasformando la Formula 1 in un teatro dove la libertà di espressione viene sacrificata sull’altare dell’apparenza.
Di questo passo, la Formula 1 rischia di perdere i suoi protagonisti e la sua autenticità. E se davvero i piloti decidessero di tacere, a quel punto anche uno strumento che è servito tanto alla Formula 1 per accaparrarsi nuovi spettatori, come Drive to Survive, con le nuove restrizioni potrebbe trovare una nuova collocazione su Netflix: la sezione “bambini.”