In una squadra la scelta di avere due capitani non sempre paga. E in molti si chiedono in vista del 2025 se per la Ferrari, la convivenza tra Lewis Hamilton e Charles Leclerc sarà più un’opportunità o un rischio. Perché sì, due fuoriclasse nello stesso garage equivalgono a una scommessa dal potenziale enorme, ma rappresentano anche un equilibrio delicatissimo da mantenere.
La Ferrari raramente ha osato mettere due prime guide di questo calibro sotto lo stesso tetto. Eppure, è proprio questa l’essenza della prossima stagione, l’ambizione alla base dell’unione tra il sette volte campione del mondo e il talento cresciuto a Maranello.
Da una parte, Hamilton, che arriva in Ferrari sull’orlo dei 40 anni con la voglia di chiudere in bellezza una carriera già leggendaria. Dall’altra, Leclerc, il talento cresciuto da Ferrari e che da anni porta sulle spalle il peso di un ruolo non ufficialmente definito, ma sostanzialmente da leader, ma che non ha mai avuto l’opportunità di portare un mondiale a casa.
Alla ricerca del giusto equilibrio
Tra i tanti temi di discussione a Maranello, il primo da affrontare in vista della prossima stagione, per cui dovremo aspettare ancora un bel po’, è quello dell’equilibrio interno. Sarà possibile gestire due figure così forti senza creare tensioni?
La storia della F1 è piena di esempi che mettono in guardia da questi matrimonio di super-ego. Senza scomodare Senna, Prost basta pensare al passato più recente, con la sfida tra Hamilton e Alonso o quella ancora più recente tra Rosberg e, ancora una volta Hamilton. Una sfida che è valsa il primo nonché unico mondiale a Rosberg ma che ha portato anche una tensione in grado di logorare l’armonia dell’intero team.
La Ferrari dovrà fare meglio, molto meglio per non cadere nella stessa trappola. L’obiettivo infatti non è solo vincere, ma farlo evitando che la rivalità interna diventi tossica.
Su questo fronte sarà cruciale il ruolo di Frederic Vasseur e di tutto il management. Saranno chiamati a un lavoro di fino, e soprattutto a decidere per loro. Perché è impensabile che Hamilton o Leclerc decidano da soli un’eventuale gerarchia. Ogni dubbio può far nascere un’incomprensione. E riprendere il filo una volta che lo si è lasciato sfuggire è impossibile.
Il confronto generazionale
Poi c’è la questione generazionale, dell’esperienza contro la gioventù. Hamilton è il pilota più vincente dell’era recente, ha un palmarès che parla da solo e un bagaglio di esperienza che potrebbe risultare fondamentale per affinare la vettura, trovare quei decimi preziosi in qualifica e in gara, e trasformare la Ferrari in una macchina da guerra. Leclerc, invece, rappresenta il presente e il futuro del Cavallino, il campione in potenza, il pilota disposto a mettere tutto in gioco pur di coronare il sogno mondiale.
Uno scontro generazionale che può diventare una vera e propria fucina di stimoli: se entrambi riusciranno a utilizzare la presenza dell’altro come spinta a migliorarsi, piuttosto che come occasione per affermare la propria supremazia, la Ferrari potrebbe scoprire un potenziale inaudito. Due capitani che spingono l’intera squadra a fare meglio, per limare ogni dettaglio della prossima monoposto – il “Progetto 677” di cui si parla già con un pizzico di reverenza. D’altronde nasce dall’eredità di una monoposto che vuoi o non vuoi si è giocata un mondiale costruttori fino all’ultima gara.

I possibili effetti indesiderati
Ma come ogni scommessa, non si può negare che anche i rischi siano enormi. Una stagione con due capitani potrebbe tradursi in una stagione di tensioni e di divisioni interne, dove ogni decisione strategica – dalla scelta delle gomme allo sviluppo degli aggiornamenti – rischia di essere interpretata come un favore all’uno o all’altro. E se questa tensione sfugge di mano, se la frizione diventa insanabile, si rischia di vanificare ogni sforzo di crescita. La posta in gioco è altissima: non solo la credibilità del progetto 2025, ma anche la reputazione di una squadra che da troppi anni insegue un titolo che sembra sempre sfuggirle tra le dita.
C’è in fine un altro aspetto da considerare: il peso delle aspettative. Tutti, dai tifosi ai media, aspettano con il fiato sospeso di vedere questa strana coppia all’opera. L’idea di Hamilton in rosso è già di per sé un’attrattiva mediatica potentissima, ma affiancarlo a Leclerc rende il 2025 una stagione potenzialmente memorabile. La pressione, già notevole, rischia così di crescere a dismisura. In un clima del genere, sarà fondamentale che i due piloti trovino una linea comune. Non devono per forza diventare amici, ma imparare a rispettarsi come professionisti, a trarre vantaggio l’uno dalle qualità dell’altro. Un Hamilton meno veloce sul giro singolo rispetto ai suoi anni migliori, ma ancora micidiale in gara, potrebbe imparare qualcosa dall’aggressività di Leclerc in qualifica. Il monegasco, dal canto suo, potrebbe sfruttare la conoscenza di Hamilton per perfezionare la propria abilità nella gestione strategica della gara e nella lettura delle situazioni più tese.
Ferrari può davvero permettersi due capitani?
La domanda, alla fine, resta sospesa: la Ferrari può davvero permettersi due capitani? Il punto non è tanto se sia possibile in astratto. Piuttosto se la Ferrari attuale – con le sue strutture, i suoi uomini, la sua filosofia – sia pronta e determinata a farlo funzionare. Se riuscirà a trasformare questo potenziale fattore di complicazione in un punto di forza, allora potremmo assistere a un vero e proprio rilancio del Cavallino, un ritorno alla gloria che manca da troppi anni. Se invece dovesse fallire nell’impresa di gestire questa dinamica delicata, allora il 2025 rischia di essere ricordato come l’ennesima occasione mancata, un grande sogno infranto dall’impossibilità di far convivere due capitani sotto lo stesso tetto.
Non ci resta dunque che attendere che arrivi Marzo e nel frattempo, immaginare come potrebbe essere un Mondiale in cui Hamilton e Leclerc – entrambi in rosso, entrambi all’inseguimento dell’unico traguardo che conta davvero – si sfidano, dandosi battaglia con rispetto un po’ come abbiamo visto fargli fare in passato, anche se da rivali.