Questa la frecciata di Stefano Domenicali ai circuiti storici. Riferimenti velati? Per nulla, dato che le piste rimaste in calendario da quella storica prima edizione del 1950 si contano sulle dita di una mano. Per la verità nelle scorse settimane il CEO di Formula 1 ha messo in fila un’uscita ‘in controsterzo’ dietro l’altra. Dalle sessioni di libere da limitare (o anche abolire!) fino alle ultime sui nuovi fan ed il loro interesse riguardo al dominio Red Bull.
Eppure, in questa situazione, siccome di mestiere non faccio il giornalista, mi sento di sbilanciarmi e dare all’ex TP Ferrari parzialmente ragione. Perché?
È chiaro che il modo in cui la FIA e la Formula 1 decidono quali siano le tappe del Mondiale non segua criteri di bellezza, difficoltà tecnica, o passione del pubblico. È il denaro che sposta gli equilibri, che fa decidere e dove e anche come il circus troverà modo di esprimersi. Anche negli anni rivendicati come i più belli troviamo gare in tracciati statunitensi che, a conti fatti, farebbero rabbrividire il progetto del circuito di Hanoi.
Non fu certo per l’alto livello del tracciato che Bernie Ecclestone si fece ‘sedurre’ dai proprietari del Ceasar’s Palace Hotel di Las Vegas quando gli presentarono un circuito da crearsi nel proprio parcheggio. E lì si sarebbero corsi non uno, ma ben due finali di stagione. La Formula 1 va dove ci sono soldi. Così, se trent’anni fa facevano gola quelli a stelle e strisce, oggi sono quelli della mezzaluna araba ad interessare. È lampante che, anche solo per convenienza meramente economica, il carrozzone della F1 per meno di una certa quantità di monete sonanti non si muove. Ma se in questo ambito viene inclusa la capacità di proporre un’accoglienza all’altezza, allora il discorso si assesta su un piano forse non inedito, ma alternativo.
I prezzi dei biglietti per seguire la F1 in linea con i servizi offerti?
Prendiamo in analisi l’argomento più tangibile di questo discorso, ovvero come si sta negli autodromi. Ogni pista ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità, e non in tutte si può agire nello stesso modo. Tuttavia, va detto che, a fronte di un costo del biglietto sempre più alto, è lo spettatore che si aspetta un certo livello nei servizi, nelle infrastrutture, nell’organizzazione. Perché “più costa e meglio deve essere” è un mantra interiorizzato da chiunque. Quante volte ci ritroviamo a ripetere “Eh, per quanto ho pagato mi aspettavo di più”? Il messaggio di Domenicali, al netto dei giri di parole, significa esattamente questo. Le strutture che ritengono che il valore del biglietto sia dato dalla storia passata e non dalla proposta presente, sono destinate a deludere un pubblico esigente ed a “tagliarsi fuori”.
In aiuto di questa interpretazione, arrivano gli usi e i costumi degli appassionati di lunga data, che ci ricordano come per vedere una gara si affrontavano senza paura fango, pioggia, arrampicandosi ovunque pur di vedere i bolidi. Questa era la magia del motorsport, almeno quella di un tempo e sicuramente a prezzi decisamente più abbordabili. Tanto per intenderci, fonte Stampa Sera, per andare a vedere il GP di Imola 1980 alla Rivazza bastavano 3500 lire, equivalenti a 8,50€ di adesso, inflazione alla mano. Per la sola domenica, ora ne servono 90€, dieci volte tanto!
A prezzi del genere, ci si pensa più di una volta prima di acquistare un tagliando per una gara di Formula 1. E se lo si compra, ci si aspetta un livello di accoglienza quantomeno all’altezza.
I circuiti italiani
Ed proprio riguardo al tema del costo dei biglietti che sono sorte importanti polemiche, soprattutto a Monza, in un contesto importante come quello del 100° anniversario dell’Autodromo Nazionale. È chiaro che il nome di “Tempio della Velocità” è sì suggestivo (e meritato!) ma non basta, almeno se si vuole stare dietro agli standard richiesti dalla F1.
Basti vedere cos’è successo a Spa-Francorchamps, una pista amata da tutti. Non c’è un appassionato di F1 che non adori il circuito belga, eppure Spa è costretta a trattare per il rinnovo con la F1 ogni anno. GIà già dal 2024 dovrà giocarsi il posto in calendario con Kyalami. Il tutto dopo aver massicciamente (ma forse con ritardo) modificato infrastrutture, edificandone di nuove scintillanti come la tribuna sul Raidillon. Eppure il calendario rischia, come già avvenuto in passato, di fare a meno della pista che tutti ritengono la più bella del Mondiale.
Anche ad Imola ci si è dovuti adeguare alle richieste di Liberty Media, e sono scattati dei lavori per creare nuove tribune, risistemare la parte in erba sopra la Tosa, la costruzione di una passerella nel paddock, che hanno fatto addirittura rimandare a data da destinarsi la European Le Mans Series.
Investimenti “mirati” per rimanere in calendario
La F1, il suo establishment, ha messo alla luce la necessità di investire per essere “investiti” e sta ai circuiti tenere il passo per mantenere i propri eventi. Detto questo non credo che Domenicali remi per una cancellazione di qualsiasi traccia di circuiti storici. Anche volendo, il danno d’immagine – e perciò economico – sarebbe enorme, dato che la maggioranza degli appassionati risiede in Europa, così come la maggioranza di questi tracciati. Ed il fascino che queste venues hanno sugli spettatori di ogni generazione ancora oggi è indubbio. Sono il vero cuore del motorsport, e proprio per questo sono sicuro che sapranno adeguarsi anche a questi cambiamenti, anche per rendere onore alla loro identità storica.
Precisiamo che non parliamo di cambiamenti di layout: su quello non si transige! Monza ed Imola sono già state modificate abbastanza, per quanto mi riguarda. A meno che non si tratti di inserire la ghiaia nelle vie di fuga…
Al termine di questa disamina, vogliamo però porre l’accento sul termine di quella di Domenicali. Siamo molto trasparenti con i circuiti storici: se vogliono essere in calendario devono fare le cose che crediamo giuste per loro e anche per noi come F1.
Ecco, se da una parte possiamo apprezzare la frase precedente, perché l’immobilismo in uno sport che è il simbolo dell’evoluzione come la F1 non è mai bello, qui torno a storcere il naso, perché per quanto vere siano queste parole, le frasi formulate a mo’ di velate minacce non mi sono mai piaciute, e trasudano quell’arroganza e ostentazione di potere, che ti permette di poter dire “faccio come voglio io”. Ma naturalmente, la F1 è esistita prima, e continuerà ad esistere anche dopo Stefano Domenicali, ragione o torto che abbia.