Davvero qualche grammo di vernice dà un vantaggio tangibile in Formula 1? Quanto dovrà passare prima di vedere un campionato di vetture “all-black“? Le presentazioni delle vetture 2024 sono iniziate e presto è stato chiaro a tutti che una cosa in particolare sta diventando il nuovo trend della F1 e no, non si tratta di un design particolare dell’ala anteriore di Mercedes, una soluzione strana e meravigliosa per le pance di RedBull o chissà cos’altro, ma un aumento esponenziale di livree nere con la fibra di carbonio a vista.
Più di tutti Alpine, che ha scelto per la propria livrea di affidarsi quasi interamente al carbonio, lasciando al colore qualche sprazzo sui bordi. O Stake (Sauber, per i meno aggiornati…) che ha messo solo qualche linea di verde fluo sulla propria C44.
Le nuove regolazioni hanno portato alcuni team a ricorrere a misure disperate per ridurre il peso delle proprie vetture e specialmente chi si trova invischiato nella lotta per il midfield le prova tutte – anche a costo di perdere la propria identità visiva. Ma la domanda è: serve davvero? Si pensa sul serio che sia questa la chiave per guadagnare secondi in pista? Eppure non sembra che l’anno scorso questo modus operandi abbia dato a chi l’ha adottato -Alfa Romeo, Williams, Sauber- un grande vantaggio. Anzi. Il campionato è stato dominato da una vettura interamente verniciata… o perlomeno, che ha mascherato sapientemente l’utilizzo della fibra di carbonio.
Con le livree delle auto di F1 al centro dell’identità anche di marketing di una squadra, è davvero necessario tutto questo carbonio a vista? Senza una regolamentazione precisa da parte della FIA, questa tendenza rischia di andare fuori controllo e presto per riconoscere le vetture dovremo aguzzare la vista per scorgere le minuscole linee colorate sui bordi delle monoposto.